Quando afferriamo una confezione di gamberi surgelati dal banco freezer del supermercato, la nostra attenzione viene immediatamente catturata da una miriade di simboli colorati, bollini verdi e certificazioni che promettono sostenibilità, qualità e rispetto ambientale. Ma cosa si nasconde realmente dietro questi marchi? Non tutti i bollini hanno lo stesso valore e, soprattutto, non tutti garantiscono ciò che il consumatore si aspetta di trovare nel proprio piatto.
Il labirinto delle certificazioni sui gamberi surgelati
Il settore dell’acquacoltura e della pesca dei gamberi è effettivamente tra i più complessi dal punto di vista certificativo, perché coinvolge standard diversi che coprono aspetti ambientali, sociali e di sicurezza alimentare, gestiti da enti differenti. A differenza di altri prodotti alimentari, dove spesso prevalgono pochi schemi riconosciuti, nel caso dei crostacei surgelati esiste un panorama frammentato di certificazioni internazionali come MSC per la pesca e ASC per l’acquacoltura, oltre a standard nazionali e privati.
Alcune attestano la tracciabilità della filiera o l’origine, altre si concentrano sull’impatto ambientale o sulla legalità della pesca, mentre solo una parte include criteri specifici su aspetti come l’uso di antibiotici o parametri di benessere animale come la densità di allevamento. Il problema nasce proprio qui: un bollino accattivante può concentrarsi esclusivamente su un aspetto marginale della produzione, lasciando completamente scoperte questioni fondamentali per la salute del consumatore e per un’effettiva sostenibilità.
Antibiotici negli allevamenti: cosa manca in etichetta
Una delle preoccupazioni più fondate riguarda l’uso di antibiotici nell’acquacoltura intensiva dei gamberi, soprattutto in alcuni Paesi produttori dove storicamente si sono riscontrati residui e pratiche d’uso non ottimali. Questi farmaci possono essere impiegati per trattare o prevenire malattie che si diffonderebbero rapidamente in condizioni di allevamento ad alta densità, anche se in molti mercati di esportazione, Unione Europea compresa, l’uso profilattico routinario è regolato e i residui sono sottoposti a controlli ufficiali.
Non tutte le certificazioni presenti sulle confezioni includono tra i loro criteri regole dettagliate sull’uso di antibiotici. Alcuni schemi di certificazione di acquacoltura come ASC o BAP prevedono il divieto o la limitazione dell’uso di antibiotici di importanza critica per la medicina umana, nonché dell’uso profilattico sistematico. Altri schemi o marchi più generici, invece, si concentrano su aspetti ambientali o di legalità e non entrano altrettanto nel merito delle pratiche sanitarie.
Per il consumatore attento alla propria salute e preoccupato per il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, un rischio globale riconosciuto da organismi internazionali come l’OMS, questa mancanza di trasparenza rappresenta un ostacolo significativo a scelte alimentari davvero consapevoli.
Densità di allevamento: quando certificato non significa etico
Un altro aspetto raramente evidenziato riguarda la densità di allevamento. I gamberi allevati ad alta densità sono sottoposti a stress maggiore, un fatto coerente con la letteratura su benessere e fisiologia degli invertebrati allevati. Densità elevate portano a un peggioramento della qualità dell’acqua con maggiore carico organico e ammoniaca, aumentando il rischio di focolai di malattia che possono richiedere trattamenti farmacologici.
Non tutte le certificazioni fissano esplicitamente limiti di densità. Molti bollini che troviamo sulle confezioni si limitano a garantire che l’allevamento rispetti normative di base, senza specificare se vengono adottati standard più elevati rispetto al minimo legale. La distinzione è fondamentale: rispettare la legge è un obbligo, andare oltre rappresenta un valore aggiunto che merita di essere riconosciuto e ricercato dal consumatore consapevole.
Pesca sostenibile: decifrare i veri indicatori
Per i gamberi pescati anziché allevati, il panorama non è meno complesso. Il termine sostenibile viene utilizzato per coprire parametri molto diversi tra loro: stato degli stock ittici, metodi di pesca, impatto sugli habitat marini, riduzione del bycatch, ovvero la cattura accidentale di altre specie, e condizioni di lavoro a bordo.

Il punto cruciale è che alcuni schemi di certificazione si concentrano principalmente sullo stato degli stock e sui tassi di prelievo, mentre altri includono criteri più severi sull’impatto dei metodi di pesca sui fondali e sul bycatch. Per il consumatore che non conosce queste sfumature, tutti i bollini sembrano equivalenti, quando in realtà rappresentano garanzie molto diverse tra loro. Un prodotto può essere certificato come sostenibile secondo determinati parametri, pur presentando criticità su altri fronti altrettanto importanti per la salvaguardia degli ecosistemi marini.
Come orientarsi tra i simboli in modo pratico
Di fronte a questa complessità, il consumatore può adottare alcune strategie concrete per fare scelte più informate. Innanzitutto vale la pena verificare sempre cosa certifica esattamente il bollino: molti schemi di certificazione come MSC, ASC e GlobalG.A.P. richiedono la pubblicazione online dei propri standard e dei criteri di audit. Dedicare qualche minuto a verificare quali parametri vengono valutati può fare una differenza sostanziale.
Altrettanto importante è cercare certificazioni che includano espressamente regole sull’uso di antibiotici. Alcuni standard di acquacoltura di terza parte prevedono il divieto di uso profilattico di antibiotici e restrizioni sull’uso di antibiotici di importanza critica in medicina umana. Privilegiare prodotti con tracciabilità completa rappresenta il primo passo verso una scelta consapevole: sapere esattamente da dove proviene il prodotto e come è stato allevato o pescato fa la differenza.
Bisogna poi distinguere tra certificazioni di terza parte e marchi autoreferenziali. Le certificazioni più solide sono quelle rilasciate da organismi indipendenti che seguono principi internazionali come la norma ISO 17065, mentre i marchi privati non verificati da enti esterni offrono garanzie limitate. Per i gamberi pescati, infine, la differenza tra metodi diversi è sostanziale in termini di impatto ambientale sui fondali marini e sulla biodiversità.
Le domande che ogni consumatore dovrebbe porsi
Prima di acquistare gamberi surgelati, vale la pena porsi alcune domande chiave. Questo bollino garantisce limitazioni specifiche sull’uso di antibiotici? Certifica standard di densità superiori al minimo legale? Si riferisce a metodi di pesca che considerano l’impatto complessivo sugli ecosistemi marini, non solo lo stato degli stock?
Se l’etichetta non fornisce risposte chiare a queste domande, il valore di quella certificazione risulta limitato. Alcune certificazioni forniscono schede sintetiche per il consumatore che spiegano quali aspetti sono coperti, ma raramente affrontano nel dettaglio aspetti come densità di allevamento o uso di specifici farmaci. La trasparenza delle informazioni è indicata da organismi internazionali come elemento chiave di sistemi di certificazione efficaci, ma nella pratica il livello di chiarezza verso il consumatore varia molto tra i diversi marchi.
Verso scelte alimentari più consapevoli
La trasparenza informativa dovrebbe essere un diritto, non un privilegio per chi ha tempo e competenze per approfondire. Il sistema certificativo attuale, frammentato e spesso ambiguo, richiede al consumatore di diventare più esigente e critico. Non tutti i bollini meritano la stessa fiducia, e imparare a distinguerli rappresenta un investimento sulla nostra salute e sull’ambiente che ci circonda.
La prossima volta che vi trovate davanti al banco freezer, dedicate qualche minuto in più a scrutare oltre la superficie patinata delle confezioni. Quei simboli colorati raccontano storie molto diverse: alcuni garantiscono controlli rigorosi su molteplici aspetti della produzione, altri si limitano a verificare il rispetto di requisiti minimi. Sta a noi decidere quale storia vogliamo portare sulle nostre tavole, scegliendo prodotti che riflettano davvero i valori di sostenibilità, qualità e sicurezza alimentare che ricerchiamo.
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